venerdì 27 gennaio 2012

Remo

Luogo dell’appuntamento è questa volta il cuore di Testaccio, una piazza che dopo un recente lifting è tornata ad essere il punto di riferimento per tutti gli abitanti del quartiere e i frequentatori delle serate testaccine, che dà il meglio di sé nelle ormai rarissime occasioni in cui la squadra capitolina di calcio riesce a conquistare un trofeo, quando sembra di stare al carnevale di Rio. Ci troviamo in piazza S.M. Liberatrice al numero 44 ed è lì che si trova una delle pizzerie più conosciute e frequentate a Roma.

Ritengo doveroso dare subito qualche informazione a quei pochi che ancora non conoscono Remo a Testaccio.
Prima info: da Remo non si prenota, si lascia il nome e si aspetta di essere chiamati (nel nostro caso era martedì alle 20 e abbiamo aspettato solo 10 minuti, immagino sia un po’ diverso il fine settimana).
Seconda info: da Remo non è proprio consigliabile andare se aveste bisogno di un po’ di privacy perché nella migliore delle ipotesi il vostro vicino di sedia sconosciuto vi sta ad una distanza di 20 cm e se siete con un passeggino e relativo occupante allora fatelo ben presente all’ingresso e incrociate le dita.
Terza info: da Remo si mangia velocemente e si va via (il conto non è necessario chiederlo, si accompagna al caffè) e se avete ancora voglia di fare quattro chiacchiere con gli amici ci sono le panchine fuori, in piazza.
Quarta ed ultima info: se avete voglia di mangiare una più che buona pizza romana in un contesto tipicamente romano, verace e genuino, non costruito ad hoc per turisti in cerca di locali “tipici”, allora, almeno una volta, dovete venire da Remo.


Già perché entrando da Remo si ha la sensazione di essere proiettati in una piece teatrale dove ognuno di noi è inconsapevole comparsa e dove i protagonisti (personale tutto), inconsapevoli anch’essi , mettono in scena ogni sera una commedia dell’arte, recitando a braccio, ma su un canovaccio ormai ben collaudato.
L’uomo all’ingresso ci fa cenno che tocca a noi, ci accomodiamo al nostro tavolo e lì troviamo il foglietto-menù (senza i prezzi che invece sono scritti su una cartellone attaccato al muro in una posizione quasi impossibile) dove scrivere le nostre scelte, passerà subito dopo un solerte cameriere a raccogliere il tutto e in un tempo record arrivano i nostri fritti.


La nostra sensazione è che i fritti vengano preparati periodicamente in gran quantità, visto il notevole flusso di ordinazioni, e così può capitare che se siete fortunati vi arrivano appena cotti o sennò vi potrebbero arrivare non proprio caldissimi: è questa la ragione che ci siamo dati quando abbiamo appurato che i nostri supplì erano tiepidi e nel tavolo accanto qualche minuto dopo caldi e fumanti. Messa da parte le nostre velleità investigative c’è comunque da dire che i chicchi di riso del supplì erano spezzettati e con molti pezzi crudi tanto da avvertire una piccola sensazione granulosa in bocca; le crocchette, quelle che hanno risentito maggiormente del raffreddamento, avevano il condimento interno ridotto, appena tiepido, staccato dalla crosta e quindi poco appetibile; per il resto erano buoni sia il filetto di baccalà che il fiore di zucca, peccando un po’ di untuosità.

Le pizze da noi scelte sono: margherita, con le verdure e Remo (funghi, melanzane e salsiccia). Lo stile è ovviamente quello romano, quindi una pizza sottile e croccante, un po’ bruciacchiata, ben stesa, tiene molto bene anche quando diventa tiepida, senza ammosciarsi. La margherita risulta un classico di riferimento (nello stile ovviamente), nella pizza con le verdure queste sono cotte bene con una certa attenzione alla tradizione (cicorie ripassate in padella al peperoncino) e in giusta quantità e così anche nella pizza Remo, nella norma senza particolare picchi gusto qualitativi.


Per quanto riguarda i dolci la scelta è caduta sul tiramisù e la crostata di ricotta e visciole, entrambi sufficienti per chiudere la cena e portare a casa un buon ricordo della serata. Il conto sembra un po’ elevato se consideriamo la basicità del tavolo e del servizio, ma siamo pur sempre in una pizzeria storica in uno dei luoghi più belli di Testaccio.

@Dario

Abbiamo speso 17€  il 19 Gennaio 2012

Remo a Testaccio
Piazza Santa Maria Liberatrice 44

giovedì 19 gennaio 2012

Margarì

Dopo gli inevitabili eccessi culinari natalizi forse qualcuno avrebbe optato per un breve periodo di relax e defaticamento per il  proprio stomaco ma non  “quelli della pizza”, gente seria che non cede alle tentazioni di minestrine e passati di verdura ricostituenti. La scelta della pizzeria è toccata oggi a “quella” che ha trascorso le sue vacanze nel deserto tunisino, quindi non sappiamo se sia maturata a seguito di una lunga esposizione al sole del deserto o a punture di scorpioni velenosi o durante l’uso di sostanze molto diffuse in quelle regioni.  In realtà la scelta è oculata in quanto ci mancava fino adesso la visita a quella che considero fondamentalmente una pizzeria di quartiere (siamo al Pigneto) nella sua accezione positiva, come luogo d’incontro prima ancora che pizzeria, dove si respira quasi un’aria familiare anche se è la prima volta che ci metti piede. Le tovaglie quadrettate rosse sono la quadratura del cerchio, rassicuranti e d’atmosfera (forse qualcuno dovrebbe fare una ricerca: storia e origini del quadrettato in pizzeria). Purtroppo piccoli malanni di stagione e una fresca serata hanno consigliato alla nostra giovane mascotte di non abbandonare il tepore casalingo e quindi assenza giustificata anche per la mamma

Fonte immagine sito web www.margari.it

La nostra mission non conosce ostacoli e così tra, chi arriva tardi perché si è perso (io), chi per motivi di lavoro e chi nell’attesa sorseggia birra e antibiotici, il tavolo si compone e si mette mano al menù.

In prima pagina troviamo una breve spiegazione riguardo al disciplinare della pizza doc napoletana con i relativi ingredienti e una piccola dissertazione sulle loro proprietà benefiche. Ne deduciamo una certa affiliazione alla causa, sposata con tre pizze d.o.c. (marinara, margherita, e margherita al filetto di pomodoro).

Ma andiamo per ordine: tra i fritti scegliamo il classico supplì, fiori di zucca, filetti di baccalà e zeppoline, tutti di propria produzione. Le preparazioni sono nel complesso buone, anche se qualche piccola pecca si avverte nell’impasto delle zeppoline (forse non lievitato bene), nel rapporto tra pastella e condimento, nettamente a favore della prima (sia nel fiore che nel baccalà), e in una punta di sapidità di troppo nel baccalà.


In questi casi non si finisce mai di essere grati a chi ha inventato la birra che nel mio caso è una moretti baffo d’oro alla spina, ma ci sono anche una rossa e una weiss. E qualche bottiglia di marche commerciali. C’è anche una carta dei vini che ad esser sincero non ci è stata proposta, né abbiamo pensato di chiedere.

Ristabilito il nostro tasso ottimale di olio nel fegato, siamo più tranquilli e rilassati ma non fino al punto di non avvertire una eccessiva attesa per le pizze, dovuta secondo me, non a una lentezza fisiologica del servizio, ma ad un eccesso di rilassatezza, tipico di chi è  abituato a lavorare quasi sempre sui grandi numeri  a velocità sostenute e va a rilento invece quando la serata è calma e decisamente poco affollata.

Finalmente, dal forno a legna, arrivano le nostre pizze: una vegetariana, una margherita classica, una principe di salina e una salsiccia e friarelli.


Lo stile è quello napoletano con un cornicione alto e soffice anche se l’impasto un po’ troppo elastico ha creato un po’ di difficoltà alle nostre mandibole, che pure sono ben allenate! I condimenti sono nella norma per qualità e quantità (solo un po’ parchi con il pomodoro).  Corretta la margherita; la vegetariana secondo me avrebbe gradito sposarsi con un po’ di pomodoro; interessante la principe di salina con pomodoro, fior di latte, olive, capperi , pomodorini, basilico e menta, equilibrata al punto giusto;  per finire una buona salsiccia (tagliata a fettine!?!) e friarelli.

Arrivati ai dolci purtroppo la scelta era limitata per quella sera al solo salame di cioccolato casalingo e ne abbiamo preso una porzione.  scelta era limitata per quella sera al solo salame di cioccolato casalingo e ne abbiamo preso una porzione. Discreto il salame ma un po’ discutibile la panna di accompagnamento (quasi completamente smontata).

Il locale che contiene più di un centinaio di coperti, presenta anche un dehor coperto da un pergolato, utilizzato nel periodo estivo. In conclusione la proposta appare interessante,  è infatti  già molto nota e apprezzata dai frequentatori della zona, ma forse una maggiore attenzione a qualche particolare convincerebbe gli amanti della pizza napoletana ad inserirla nella lista dei preferiti giustificandone così anche lunghe trasferte.

@Dario

Abbiamo speso 22€ il 10 Gennaio 2012

Pizzeria Margarì
Via Vincenzo Coronelli 30

mercoledì 11 gennaio 2012

La Gatta Mangiona

Eccoci ad affrontare la recensione della Gatta Mangiona, lontana dalla movida romana ma  riferimento storico e qualitativo delle pizzerie romane. Scrivere la recensione della Gatta non è semplice, perchè essendo un abituè di questo locale, c’è il rischio di essere troppo severa o di manica larga.... ma proviamoci! Cominciando a parlare di chi,  tanto tempo fa, ha deciso di sfatare la diceria che a Roma la pizza è cattiva perchè realizzata con materie di scarsa qualità. Queste due persone sono Giancarlo Casa e Sergio Natali, compagni di scuola nel 1973 e compagni di avventura dopo il liceo, quando decidono di aprire La Gatta Mangiona. 

Fonte immagine sito web www.lagattamangiona.com

La Gatta è  un locale con un centinaio di coperti, con tovaglie a quadri e pareti con tinta pastello,  l’atmosfera è vivace e accogliente,  ci sono molte famiglie oltre che coppie e gruppi di amici e  non mancano, come premesso, le materie prima di qualità…. ma non varcate la doppia porta e vetri della pizzeria se prima non avete prenotato, mangiare alla gatta è molto difficile senza prenotazione.

Appena ci mettiamo seduti, arrivano i menù ma subito l’occhio cade sulla lavagna delle proposte  stagionali che cambiano mensilmente, quelle con gli abbinamenti un po’ più particolari o tematici, come la pizza di Natale (pomodoro, pomodori datterini, anguilla affumicata, pecorino di fossa e menta romana).  C’e’ l’imbarazzo della scelta, ma le ragazze, tutte giovanissime e professionali  hanno pazienza e non ci mettono fretta.  La calma è fondamentale perché oltre alle pizze c’è una lunga carta dellle birre da consultare… e qui l’imbarazzo della scelta è grande visto che dobbiamo decidere tra 70 etichette. Dimenticavo oltre le 70 birre in bottiglia ci sono anche tre birre alla spina di buona qualità !

Finalmente ordiniamo e partiamo con un mix di fritti, fiori di zucca, calzoncelli con fiordilatte, verdura ripassata, uvetta, pinoli e acciughe, i  suppli del giorno con pomodorini datterini, bufala e basilico per terminare con un piattino di carciofi fritti. Tutto ben realizzato, con una nota di merito al suppli del giorno, ottimo anche se ero un po’  scettica sui pomodorini datterino fuori stagione.

Ed ora passiamo alla pizza tanto attesa, iniziamo con la classica margherita semplice pomodoro e fiordilatte (da non confondere con la margherita classica che ha il parmigiano o con la margherita con bufala) sempre ottima e ben equilibrata. Ortolana con pomodoro fiordilatte, zucchine, melanzane, peperoni e provola affumicata, la pizza era divisa in macro spicchi e ognuno conteneva una sola verdura, scelta comprensibile ma dal mio punto di vista non condivisibile perchè ogni spicchio è  mono ingrediente. Terza pizza assaggiata radicchio e gorgonzola piccante con fiordilatte, qui Giancarlo e Sergio hanno scelto un gorgonzola che andasse bene a tutti i palati perché molto delicato, forze anche troppo. Infine la pizza del giorno con lo sgombro affumicato, buona, l’audace abbinamento è ben riuscito.

Per finire i dolci al cucchiaio, abbiamo preso una crema alla vaniglia con vino cotto e la torta del giorno carote e mandorle, entrambi ben realizzati. Certamente non sono i dolci a convincere a tornare alla gatta, ma i suoi fritti asciutti, l’impasto della pizza leggero e croccante frutto di una lunga lievitazione (72 ore) e il servizio professionale e cortese senza dimenticare i due proprietari Giancarlo e Sergio che con il loro entusiasmo ti guidano nella scelta. Ah….buona anche la selezione di Rum e Whisky !

Si conferma riferimento delle pizzerie romane.

@Rita

PS Scusateci per la mancanza delle fotografie, eravamo troppo concentrati sulle pizze ... rimedieremo !

Abbiamo speso 25€ il 20 Dicembre 2011

La Gatta Mangiona
Via F. Ozanm 30/32