Martedì grasso. Per mettere fine alle libagioni carnevalesche abbiamo scelto “L’antica schiacciata romana”.
Monteverde nuovo, a metà strada (topografica) tra due pizzerie capitoline d’eccellenza; per trovare parcheggio ci vuole un po’ di fortuna o un po’ di pazienza o un po’ di fiato, meglio se tutti e tre. Trasgredendo al codice della strada potete lasciare l’auto in doppia fila nella piazzetta di fronte e comunicarlo all’ingresso, sembra che il quartiere accondiscenda senza troppi rimbrotti.
Malgrado la serata godereccia la prenotazione è rispettata, siamo in prima serata, ma vox populi mormora che il risultato non sempre sia così scientifico.
Il locale arredato con semplicità, risulta gradevole e accogliente, colori chiari e pietra naturale sulle pareti, tre sale non troppo grandi, tavoli ravvicinati ma senza superare il livello di guardia, l’insieme crea un’atmosfera di allegra convivialità. Questo l’impatto iniziale, a fine serata, con il locale pieno, i decibel sono però in sovrannumero.
I menù sono accompagnati da un prosecco di benvenuto, oltre alle pizze, ops “schiacciate” in questo caso, la lista propone sfizi fritti, salumi e/o formaggi, dalla selezione abbastanza ricercata serviti con schiacciata bianca, e insalate.
Iniziamo con tre tipi diversi di “sfizi”, ogni porzione è suggerita per due persone, ma l’appetito…e il martedì grasso, esageriamo e ordiniamo: “caliente”, “simpatico” e “goloso”.
Arrivano presto in tavola, ciascun piatto contiene tre coppie di piccole crocchette/fagottino dalle forme sospettamente perfette, mancava, a mio avviso, l’irrinunciabile imperfezione dell’artigianalità, con combinazioni varie di verdure, salumi, formaggi e risotti.
La panatura è molto presente e dagli ingredienti ci saremmo aspettati in qualche caso molto, molto di più, altri invece, per contenuto e fantasia, si distinguono dalla piattezza dei fritti industrial/surgelati nei quali spesso si inciampa.
Procediamo con le “schiacciate”, delle quali un’enorme lavagna racconta la storia fin dall’antica Roma, il cui impasto è ottenuto da un mix di farine, soia, lievito naturale, maturato e ventilato oltre 48 ore, e di cui vengono lodate le caratteristiche di digeribilità. Le schiacciate sono suddivise in 4 aree, contraddistinte da un colore a seconda che presentino o meno, e in contemporanea, la mozzarella e/o la salsa di pomodoro.
Proviamo a pescare da ciascun colore, ma tutte ci tentano, comprese le varianti stagionali. Opteremo per:
- Carciofo alla romana, mozzarella e gorgonzola
- Bottarga con mozzarella, melanzane, capperi, olive nere e tritato doppio di olio, acciughe, aglio e prezzemolo
- Ortolana, mozzarella, melanzane, zucchine e peperoni grigliati
- Valdaostana, patate, porcini, provola affumicata e speck
- Salsa di pomodoro con bufala, una margherita insomma (che sarebbe stato troppo semplice chiamare così a detta del cameriere, che, va aggiunto, si è dimostrato preparato, cordiale e, seppur presente, mai invadente)
Eccole che escono dal grande forno in fondo alla sala, ah no, non è il forno, è solo il passavivande dalla cucina, il forno non si vede, ma crediamo a quanto scritto e lo sospettiamo a legna. Sfilano verso di noi, sono ovali e per una volta sarà facile dividerle in parti uguali, tagliamo per 6, uno spicchio per Mattia, che presto dovrà darci il suo contributo, ha cominciato lo svezzamento e con sguardo più che curioso ci osserva vivisezionare queste forme colorate.
Già dall’aspetto si nota come l’impasto la faccia da padrone, ne gradisco molto spessore e ruvidità. Maggiormente equilibrate quelle con un maggior numero di ingredienti, proprio per bilanciare questo impasto di personalità.
In generale i condimenti li avrei preferiti con un grado di “umidità” più elevato, ma questo a voler essere proprio pignoli, siamo ben sopra il livello di discutibilità…è che ci piace essere dei rompiscatole!
Una mia delusione, ma personale: la margherita. Ribadisco il mio pregiudizio per la bufala sulla margherita, rimane scollegata dal resto e se non si è generosi con la salsa di pomodoro, e in questo caso è così, il risultato è opinabile.
Null’altro da aggiungere, la schiacciata o “pinsa” è promossa, migliorabile il livello di alcuni ingredienti, ma per il resto, promossa.
Se grasso dev’essere questo martedì, ci concediamo anche qualcosa di dolce. Dell’ampia scelta, proviamo crema catalana e tiramisù all’arancia, troppo cotto l’uno e aromatico l’altro. Avremmo forse dovuto seguire i consigli del cameriere che suggeriva meraviglie al cioccolato?
Una nota sulle bevande, alla spina la piemontese Menabrea nelle versioni chiara, ambrata e strong doppio malto e una piccola carta dei vini, anche a bicchiere.
A mio avviso i 25 euro sono ben spesi. Ci tornerò…è sotto casa!
@Silvia
@Silvia
Abbiamo speso 25€ il 21 Febbraio 2012
Antica Schiacciata Romana
Via Folco Portinari, 36