mercoledì 29 febbraio 2012

Antica Schiacciata Romana

Martedì grasso. Per mettere fine alle libagioni carnevalesche abbiamo scelto “L’antica schiacciata romana”.
Monteverde nuovo, a metà strada (topografica) tra due pizzerie capitoline d’eccellenza; per trovare parcheggio ci vuole un po’ di fortuna o un po’ di pazienza o un po’ di fiato, meglio se tutti e tre. Trasgredendo al codice della strada potete lasciare l’auto in doppia fila nella piazzetta di fronte e comunicarlo all’ingresso, sembra che il quartiere accondiscenda senza troppi rimbrotti.

Malgrado la serata godereccia la prenotazione è rispettata, siamo in prima serata, ma vox populi mormora che il risultato non sempre sia così scientifico.

Il locale arredato con semplicità, risulta gradevole e accogliente, colori chiari e pietra naturale sulle pareti, tre sale non troppo grandi, tavoli ravvicinati ma senza superare il livello di guardia, l’insieme crea un’atmosfera di allegra convivialità. Questo l’impatto iniziale, a fine serata, con il locale pieno, i decibel sono però in sovrannumero.

I menù sono accompagnati da un prosecco di benvenuto, oltre alle pizze, ops “schiacciate” in questo caso, la lista propone sfizi fritti, salumi e/o formaggi, dalla selezione abbastanza ricercata serviti con schiacciata bianca, e insalate.
Iniziamo con tre tipi diversi di “sfizi”, ogni porzione è suggerita per due persone, ma l’appetito…e il martedì grasso, esageriamo e ordiniamo: “caliente”, “simpatico” e “goloso”.
Arrivano presto in tavola, ciascun piatto contiene tre coppie di piccole crocchette/fagottino dalle forme sospettamente perfette, mancava, a mio avviso, l’irrinunciabile imperfezione dell’artigianalità, con combinazioni varie di verdure, salumi, formaggi e risotti.


La panatura è molto presente e dagli ingredienti ci saremmo aspettati in qualche caso molto, molto di più, altri invece, per contenuto e fantasia, si distinguono dalla piattezza dei fritti industrial/surgelati nei quali spesso si inciampa.

Procediamo con le “schiacciate”, delle quali un’enorme lavagna racconta la storia fin dall’antica Roma, il cui impasto è ottenuto da un mix di farine, soia, lievito naturale, maturato e ventilato oltre 48 ore, e di cui vengono lodate le caratteristiche di digeribilità. Le schiacciate sono suddivise in 4 aree, contraddistinte da un colore a seconda che presentino o meno, e in contemporanea, la mozzarella e/o la salsa di pomodoro.

Proviamo a pescare da ciascun colore, ma tutte ci tentano, comprese le varianti stagionali. Opteremo per:
- Carciofo alla romana, mozzarella e gorgonzola
- Bottarga con mozzarella, melanzane, capperi, olive nere e tritato doppio di olio, acciughe, aglio e prezzemolo
- Ortolana, mozzarella, melanzane, zucchine e peperoni grigliati
- Valdaostana, patate, porcini, provola affumicata e speck
- Salsa di pomodoro con bufala, una margherita insomma (che sarebbe stato troppo semplice chiamare così a detta del cameriere, che, va aggiunto, si è dimostrato preparato, cordiale e, seppur presente, mai invadente)


Eccole che escono dal grande forno in fondo alla sala, ah no, non è il forno, è solo il passavivande dalla cucina, il forno non si vede, ma crediamo a quanto scritto e lo sospettiamo a legna. Sfilano verso di noi, sono ovali e per una volta sarà facile dividerle in parti uguali, tagliamo per 6, uno spicchio per Mattia, che presto dovrà darci il suo contributo, ha cominciato lo svezzamento e con sguardo più che curioso ci osserva vivisezionare queste forme colorate.

Già dall’aspetto si nota come l’impasto la faccia da padrone, ne gradisco molto spessore e ruvidità. Maggiormente equilibrate quelle con un maggior numero di ingredienti, proprio per bilanciare questo impasto di personalità.
In generale i condimenti li avrei preferiti con un grado di “umidità” più elevato, ma questo a voler essere proprio pignoli, siamo ben sopra il livello di discutibilità…è che ci piace essere dei rompiscatole!
Una mia delusione, ma personale: la margherita. Ribadisco il mio pregiudizio per la bufala sulla margherita, rimane scollegata dal resto e se non si è generosi con la salsa di pomodoro, e in questo caso è così, il risultato è opinabile.
Null’altro da aggiungere, la schiacciata o “pinsa” è promossa, migliorabile il livello di alcuni ingredienti, ma per il resto, promossa.

Se grasso dev’essere questo martedì, ci concediamo anche qualcosa di dolce. Dell’ampia scelta, proviamo crema catalana e tiramisù all’arancia, troppo cotto l’uno e aromatico l’altro. Avremmo forse dovuto seguire i consigli del cameriere che suggeriva meraviglie al cioccolato?

Una nota sulle bevande, alla spina la piemontese Menabrea nelle versioni chiara, ambrata e strong doppio malto e una piccola carta dei vini, anche a bicchiere.

A mio avviso i 25 euro sono ben spesi. Ci tornerò…è sotto casa!

@Silvia

Abbiamo speso 25€ il 21 Febbraio 2012

Antica Schiacciata Romana
Via Folco Portinari, 36

martedì 14 febbraio 2012

RossoPomodoro

Questa settimana, la nostra "missione pizzaiola" ci ha portato verso una scelta nuova, la sede di una catena di pizzerie, Rossopomodoro, una attività legata ad un colosso della risto/pizzeria, che ha impostato il suo lavoro e la sua immagine, sul proporre la tradizione gastronomica partenopea (in primis la pizza) con grande attenzione e rispetto della qualità dei prodotti (tutti di provenienza campana), cercando di mantenere una sorta di artigianalità delle materie prime (no industrializzazione) e personale possibilmente di origine campana o preparato ai contenuti aziendali. 

 
Inoltre sul menù, che presenta delle varianti stagionali, si trovano piatti preparati con prodotti dei 'Presidi Slow Food', a sottolineare la volontà di proporre qualità e riscattare il pensiero comune del mangiare globalizzato nelle catene di ristorazione.
Si è scelta la sede romana di Colli Portuensi e all'arrivo, il personale di sala ci accoglie con garbo, aprendoci la porta e accompagnandoci al tavolo. La sala è abbastanza ampia e ben illuminata, i colori dei muri sono pastello ed arricchiti su un lato da un grande quadro astratto con tanti colori, dall'altro da ripiani per la bottiglieria. Sul fondo un grande forno a legna con ampia zona lavoro (indice dell'attenzione data al tema pizza) e una cucina parzialmente a vista. Ci sono inserimenti di composizioni di legno a definire l'ambiente nella sua sensazione di calore e accoglienza. I tavoli sono ben distanziati (positivo non voler speculare sui posti disponibili) e la seduta è comoda.
Ci portano il menù, dove troviamo proposte di cucina, sfizi, pizze, dolci e vini campani.
Scegliamo, per partire, due tielle napoletane, fritti misti composti di pizzette con pomodoro e basilico, panzerotti di patate, frittatine di maccheroni e paccarotti di ricotta e cicoli, tutto buono con la sensazione grassa del fritto nella norma ed in equilibrio con la nota acidula (formaggio fresco o buccia di agrume?) di alcune componenti, più' netta nelle polpettine di melanzane che riempivano un croccante cestino di grana.

 
Le pizze scelte sono state: Verace (pomodoro, mozzarella bufala, basilico, olio Dop penisola Sorrentina), Pucarella (pomodoro, provola, basilico, melanzane fritte), Ventura (mozzarella bufala, prosciutto di Parma, grana e rucola), Carmelo (provola affumicata, salciccia e friarielli), Tufanese (mozzarella - erborinato - caciottina - formaggio fuso, tutti di bufala e pecorino bagnolese Presidio Slow Food). 


L'impasto, tipico napoletano, presenta una buona lievitazione ed una elasticità non troppo 'gommosa', una cornice che forse avrebbe avuto bisogno di un qualche secondo di cottura in più per ottenere la consistenza ideale, ma comunque buona e gli ingredienti di qualità. Buone le unioni di sapori, soprattutto per la Verace, la Pucarella e la Carmelo, apprezzabile quella con i formaggi e nella norma la Ventura

I dolci con cui abbiamo terminato sono stati, una torta caprese, ben preparata, accompagnata da un gelato di bufala da cui ci si aspettava di più ed una coppa di chantilly e babà, abbiamo bevuto birre alla spina di grande distribuzione, acqua Lurisia e tre caffè', spendendo € 26 a persona.

@Paolo

Abbiamo speso 26€ il 7 Febbraio 2012

RossoPomodoro
Via dei Colli Portuensi 567

sabato 4 febbraio 2012

Macinanti

Questa volta un salto nel passato, quanto lungo ? Tanto, quasi 15 anni, quando studiavo a Roma e vivevo all’Eur, proprio nella zona de “La pizzeria Macinanti”. E pensare che la pizzeria è li dal 1984 ed io non c’ero mai andata, e dopo tanto tempo eccoci di nuovo per via Cesare Pavese e Elio Vittorini zona residenziale e di aziende tecnologiche. Il parcheggio non ci preoccupa, perché le strade la sera si svuotano dalle macchine dei dipendenti.
Entriamo, il locale è molto elegante e certo non ha l’aria di una pizzeria, i tavoli sono ben distanziati, le tovaglie di stoffa, l’arredo classico e l’atmosfera affatto caciarona…. strano per una pizzeria romana, molto gradevole.

Appena varchiamo la porta con la carrozzina della nostra mascotte, ci accolgono con cortesia e ci assegnano un tavolo nella zona più tranquilla del ristorante, piccola attenzione che nei genitori apprezzano. Intorno a noi ci sono molti tavoli occupati da gente in giacca e cravatta che probabilmente mangia una pizza all’uscita del lavoro prima di tornare a casa o in albergo.
Arrivano i menù, brivido…. una buona carta dei vini e alcune birre artigianali come Baladin, Cittavecchia e 32 ma il prezzo è veramente eccessivo ! Anche la birra alla spina non ci scherza, una media Sixtus della Forst 7.5 euro!

Non ci sono i fritti, ma gli antipasti sono molto interessanti con una selezione di salumi e di prosciutti iberici, mozzarella di bufala, etc. Mangiamo con piacere un antipasto di affettati misti, la bufala, fagioli con tartufo e mini rotolini di pancetta arrosto con aceto balsamico.


Insieme all’antipasto abbiamo ordinato le pizze, dopo un po’ di incertezza, perché ci sono diverse proposte interessanti, abbiamo scelto: margherita, cipolla rossa di tropea e roquefort, broccoletti lardo di colonnata e formaggio di capra ed infine, melanzane alici ricottina e formaggio di capra.
Belle le proposte ed originali gli abbinamenti ma manca un po’ di grinta per i nostri palati esigenti. Ci aspettavano un roquefort più marcato con la cipolla rossa e un più caldo ed avvolgente lardo di colonnata che abbracciava i broccoletti. L’impasto né troppo sottile come quello romano né troppo importante come quello napoletano, una via di mezzo che a nostro avviso manca un po’ di fragranza, forse doveva rimanere qualche istante in più in forno !


Passiamo ai dolci, qui interviene ad aiutarci il proprietario, che ci consiglia di prendere la “vera” panna cotta (quella piemontese senza gelatina) e il cannolo siciliano riempito al momento. Scettici, perché quelli della pizza sono sempre un po’ scettici, assaggiamo la vera panna cotta e ne rimaniamo piacevolmente sorpresi. Buona consistenza, morbida e delicata, buona la salsa di accompagnamento al cioccolato ma non necessaria. Il cannolo ben fatto, la ricotta forse un po’ troppo setacciata tanto da aver perso completamente la sua consistenza, ma il tutto con un buon equilibrio di dolce. Visto il nostro entusiasmo il proprietario ci offre un tortino caldo di mele con crema di zabaione., qui la protagonista è la crema di zabaione, realizzata molto bene con un deciso sapore di uovo.

Se volete una serata tranquilla in una pizzeria accogliente con servizio cortese e gentile, dove potete parlare senza urlare e nessuno vi metterà fretta di liberare il tavolo, questo è il posto giusto… e non dimenticate di assaggiare i dolci ma occhio al conto che è un po’ salato.

@Rita

Abbiamo speso 32€ il 31 gennaio 2012

Macinanti
Via Elio Vittorini 45/47