C’era una volta…una casetta di campagna…essì, il nome della pizzeria di questa settimana evoca la letteratura infantile e, se avete una schiera di pargoli ribelli o anche soltanto uno e pacato, vale la pena di provare “la casetta”.
Immaginate un’afosa serata romana, tentacoli dall’asfalto, cataste di macchine a disegnare la ztl, puntate a sudovest, appena fuori dalla zona parchimetri, nel bel mezzo della valle dei casali: “le casette di campagna”. Vi riappacificherete col resto del mondo, aiuole e prati curati con maestria, l’immancabile nano da giardino, il mulino ad acqua in moto perpetuo, un parco giochi dove dimenticare per qualche ora i vostri figli, mentre voi godete dei tavoli all’aperto.
Ma, c’è un ma, “Quelli della pizza” hanno deciso di provare “la casetta” in una serata umida, gelida e ventosa, il nostro pargolo è già quasi addormentato, e, tra tutti i pregi di questa struttura, godremo solo del comodo parcheggio custodito. Tutti imbacuccati ci rifugiamo all’interno. Peccato. Peccato perché l’interno non ha lo stesso fascino, arredata e apparecchiata in stile rustico, con grandi vetrate che lasciano ammirare il suggestivo parco, la grande sala ha un numero di tavoli e di ospiti che la rendono troppo rumorosa, quasi al punto di impedire la conversazione a tavola.
Il veloce servizio ci consegna i menù che annunciano prodotti di qualità, “cuoche massaie” preparano “artigianalmente” supplì, crocchette e filetti di baccalà e per la pizza è promesso un impasto a lievitazione lenta e una cottura nei due antichi forni a legna. Bene, bene.
Via con gli antipasti, la defezione di uno della squadra, ci permette una divisibilità ancor più favorevole e dell’ampia lista dei fritti proviamo ad assaggiare quanto più possibile!
Supplì e crocchette, dai sapori schietti e dalla panatura grezza e croccante, lasciano supporre che le promesse del menù potranno essere rispettate.
I filetti di baccalà foderati da una scrocchiante e sottile panatura contengono un buon merluzzo.
Dei “tramezzini dorati ripieni di cicoria e ricotta salata” così come dei “panzerotti ripieni di mortadella e ricotta” ci ha conquistato più la descrizione che la realizzazione, promossi, ma senza lode.
Ed eccoci alle pizze, motivo principe delle nostre “spedizioni”, il menù elenca una quarantina di proposte, divise tra bianche e rosse, oltre le classiche c’è qualche novità, seppur già sperimentata in altre parti, come la “cacio e pepe” e l’“amatriciana”, che non ci faremo mancare, oltre all’immancabile margherita, metro di paragone delle nostre serate e una pizza “casetta”, vuoi non prendere il piatto che porta il nome del locale?, con verdure cotte a legna, cicorietta e pachino.
Non farò giri di parole, non me ne vengono, la pizza non era affatto morbida, fragrante e uniforme, come promesso dal menù. No, purtroppo anche la materia prima utilizzata non faceva spiccare alcun pregio, la mozzarella si è “cartonizzata” appena perso calore, l’amatriciana, malgrado non fosse bruciata, sembrava aver sofferto di una prolungata cottura, la salsa era ristretta e la pancetta troppo asciutta; passando alle bianche, la cacio e pepe mancava di quell’umidità che avrebbe mantenuto il cacio cremoso, alla pizza alle verdure un “sei politico”, è stata il salvagente che ha stemperato l’aggressione salina di tutto il resto.
Fortuna che la lista del bere proponeva, oltre i consueti soft drink e alcune bottiglie di vino, anche qualche etichetta di birra artigianale e ci siamo dissetati, oltre che con parecchia acqua, anche con la “Isaac di Baladin”.
Azzardiamo un paio di dolci tra i tanti proposti: creme caramel e tiramisù. Corretti, ma dimenticati già al parcheggio.
Speso 23 euro consolidando la convinzione che, se non si è dei gourmet della pizza, ci si può tornare in una sera d’estate, sperando che, l’indirizzo del locale pieghi più sulla qualità che sui grandi numeri.
@Silvia
Abbiamo speso 23€ il 17/4/2012
Le Casette di Campagna
Via Affogalasino, 40