lunedì 23 aprile 2012

Le casette di campagna

C’era una volta…una casetta di campagna…essì, il nome della pizzeria di questa settimana evoca la letteratura infantile e, se avete una schiera di pargoli ribelli o anche soltanto uno e pacato, vale la pena di provare “la casetta”. Immaginate un’afosa serata romana, tentacoli dall’asfalto, cataste di macchine a disegnare la ztl, puntate a sudovest, appena fuori dalla zona parchimetri, nel bel mezzo della valle dei casali: “le casette di campagna”. Vi riappacificherete col resto del mondo, aiuole e prati curati con maestria, l’immancabile nano da giardino, il mulino ad acqua in moto perpetuo, un parco giochi dove dimenticare per qualche ora i vostri figli, mentre voi godete dei tavoli all’aperto.

Ma, c’è un ma, “Quelli della pizza” hanno deciso di provare “la casetta” in una serata umida, gelida e ventosa, il nostro pargolo è già quasi addormentato, e, tra tutti i pregi di questa struttura, godremo solo del comodo parcheggio custodito. Tutti imbacuccati ci rifugiamo all’interno. Peccato. Peccato perché l’interno non ha lo stesso fascino, arredata e apparecchiata in stile rustico, con grandi vetrate che lasciano ammirare il suggestivo parco, la grande sala ha un numero di tavoli e di ospiti che la rendono troppo rumorosa, quasi al punto di impedire la conversazione a tavola.

Il veloce servizio ci consegna i menù che annunciano prodotti di qualità, “cuoche massaie” preparano “artigianalmente” supplì, crocchette e filetti di baccalà e per la pizza è promesso un impasto a lievitazione lenta e una cottura nei due antichi forni a legna. Bene, bene. Via con gli antipasti, la defezione di uno della squadra, ci permette una divisibilità ancor più favorevole e dell’ampia lista dei fritti proviamo ad assaggiare quanto più possibile!


Supplì e crocchette, dai sapori schietti e dalla panatura grezza e croccante, lasciano supporre che le promesse del menù potranno essere rispettate. I filetti di baccalà foderati da una scrocchiante e sottile panatura contengono un buon merluzzo. Dei “tramezzini dorati ripieni di cicoria e ricotta salata” così come dei “panzerotti ripieni di mortadella e ricotta” ci ha conquistato più la descrizione che la realizzazione, promossi, ma senza lode. 

Ed eccoci alle pizze, motivo principe delle nostre “spedizioni”, il menù elenca una quarantina di proposte, divise tra bianche e rosse, oltre le classiche c’è qualche novità, seppur già sperimentata in altre parti, come la “cacio e pepe” e l’“amatriciana”, che non ci faremo mancare, oltre all’immancabile margherita, metro di paragone delle nostre serate e una pizza “casetta”, vuoi non prendere il piatto che porta il nome del locale?, con verdure cotte a legna, cicorietta e pachino. 



Non farò giri di parole, non me ne vengono, la pizza non era affatto morbida, fragrante e uniforme, come promesso dal menù. No, purtroppo anche la materia prima utilizzata non faceva spiccare alcun pregio, la mozzarella si è “cartonizzata” appena perso calore, l’amatriciana, malgrado non fosse bruciata, sembrava aver sofferto di una prolungata cottura, la salsa era ristretta e la pancetta troppo asciutta; passando alle bianche, la cacio e pepe mancava di quell’umidità che avrebbe mantenuto il cacio cremoso, alla pizza alle verdure un “sei politico”, è stata il salvagente che ha stemperato l’aggressione salina di tutto il resto. 

Fortuna che la lista del bere proponeva, oltre i consueti soft drink e alcune bottiglie di vino, anche qualche etichetta di birra artigianale e ci siamo dissetati, oltre che con parecchia acqua, anche con la “Isaac di Baladin”. 

Azzardiamo un paio di dolci tra i tanti proposti: creme caramel e tiramisù. Corretti, ma dimenticati già al parcheggio. 

Speso 23 euro consolidando la convinzione che, se non si è dei gourmet della pizza, ci si può tornare in una sera d’estate, sperando che, l’indirizzo del locale pieghi più sulla qualità che sui grandi numeri.

@Silvia

Abbiamo speso 23€ il 17/4/2012

Le Casette di Campagna
Via Affogalasino, 40

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