venerdì 10 agosto 2012

Gaudì

A due passi dal giardino zoologico, in una zona dove la sera non è difficile parcheggiare c’e’ una discoteca famosa a Roma o meglio c’era tanto tempo fa. Oggi c’e’ la pizzeria Gaudì, una pizzeria che offre specialità sorrentine. Ma andiamo per ordine e cominciamo a raccontare la nostra serata. 

Nonostante la meravigliosa terrazza circondata da fiori e piante che sovrasta il locale, abbiamo deciso di mangiare all’interno, purtroppo a causa dell’aria condizionata sparata troppo violentemente la temperatura interna è sicuramente più fredda della temuta esterna. La sala è ampia e spaziosa, il forno è a vista ed è circondato da lampade in stile arabo, i tavoli sono comodi e spaziosi. In esposizione sulle mensole che arredano le pareti, oltre a passate di pomodoro e libri appare un presepe con Giuseppe , Maria e Gesù ! Il presepe divide il parere dei presenti chi lo considera kitsch ma geniale, chi lo considera kitsch e poco gradevole . 

Ecco che arriva il menù… pagine e pagine di pizze divise tra gourmet, classiche e ripiene, con nomi particolari e creativi .. cominciamo a leggere, ci scambiamo pareri, cerchiamo di capire da dove deriva il nome ma nessuno viene a prendere l’ordinazione ! Maledizione, ci eravamo dimenticati, dobbiamo accendere la luce rossa sopra il nostro tavolo per chiamare i camerieri. 

Iniziamo con due Fritti Gaudì (arancini, crocchette, cotolette fior di latte, pasta cresciuta e patatine). Arrivano velocemente due piatti con molte patate fritte tagliate sottili come chips e 2 pezzi per ogni altro tipo di fritto. Gli arancini risultano un po’ collosi e poco saporiti, le crocchette troppo compatte e le patatine abbondanti e gradevoli.



Dopo poco arrivano le pizze, tra quelle gourmet abbiamo provato la pizza Zero Barra (acciughe barra zero, capperi di Pantelleria, mozzarella di bufale e pomodorini), pizza cacio e pepe (pomodori verde, mozzarella, pepe Sarawak e pecorino) . 
Tra le classiche abbiamo provato Vico Equense / margherita (Pomodoro e mozzarella) e la San Marzano (pomodorini, melanzane, peperoni e broccoli) mentre tra le ripiene una ultimo grido (nduja calabrese e ricotta).



L’impasto di tutte le pizze risultato un po’ duro e faticoso da mangiare anche perchè sono arrivate non ben calde. Sicuramente, nella sua tipicità, dichiaro come la migliore l’Ultimo Grido. Diversa la Cacio e Pepe rispetto a quella che troviamo inaltre pizzerie romane, l’aggiunta del pomodoro rende più dolce il gusto del pecorino romano. Dato che siamo in periodo di pagelle direi in generale soddisfacente il condimento ma sicuramente da migliorare l’impasto. 

Finite le pizze, cominciamo a parlare del più del meno aspettando che qualcuno ci porti via i piatti e ci faccia ordinare il dolce… nessuno arriva e così ci assale un dubbio… forse dobbiamo accendere la luce per farci sparecchiare il tavolo… click la lampadina si accede e arriva il cameriere. 

A questo punto per evitare di accendere di nuovo la luce ordiniamo anche i dolci, una caprese e un babà con fragoline. Entrambi i dolci hanno un sapere tipico di frigo, poco gradevole con la sensazione che i dolci non siano freschissimi. 

Accendiamo ancora la luce per ordinare caffè e conto ! 

E a questo punto spegniamo la luce, anche questa pizzeria è stata fatta, un’altra missione compiuta ! Un’altra esperienza postata….

@Rita

Abbiamo speso 26€ il 12/6/2012

Gaudì
Via Ruggero Giovannelli, 8

giovedì 9 agosto 2012

La Gallina Bianca

Questo giro tappa alla Gallina Bianca, storico locale in zona termini, molto battuto dai turisti grazie alla sua posizione, ma non disdegnato da molti romani ... a questi ultimi consiglio di andare con le due ruote, ma se non si può fare a meno della quattro segnalo che il locale ha una convenzione con un garage nelle vicinanze. 

Il locale è lungo e stretto, con i tavoli molto (troppo) ravvicinati ed i decibel molto alti nel momento di massima affluenza, ma devo dire che è durato poco ed i nostri timpani hanno ringraziato.

Servizio gentile e cortese, messo alla prova quando si è aggiunta last minute una persona ed hanno organizzato un cambio tavolo on the fly senza storcere il naso.

Ci fidiamo del proprietario e gli lasciamo mano libera per l’antipasto, arrivano delle buone bruschette con pomodoro fresco, mozzarella strappata e basilico, poi dei panzerottini di impasto fritto con un colpetto di pomodoro, basilico e parmigiano grattugiato. Lasciati freddare sono ancor più buoni poichè acquistano in croccantezza.



Passiamo alle pizze con l’ortolana (pomodoro, mozzarella, verdure) la migliore grazie alla bontà delle melanzane, delle zucchine e soprattutto del broccoletto. La stracchino (prosciutto di praga, stracchino, rucola, mozzarella) è un po anonima, piatta, sapori troppo tenui che quasi si annullano a vicenda. La margherita doc (pomodoro fresco, mozzarella a fette) è semplice ma ben fatta, la tirolo (pomodoro, mozzarella, funghi, carciofi, speck) ci lascia un po’ perplessi a causa dei carciofini sott’olio che prendono il sopravvento, infine la romana (pomodoro, mozzarella, alici, capperi, olive, origano) che ci delude per l’eccessiva sapidità ed a causa dell’oliva denocciolata tagliata ad anelletti che ci ricorda troppo il barattolino del supermercato.



Non abbiamo parlato ancora dell’impasto, ecco, qui sicuramente rendiamo merito al pizzaiolo, lo stile è quello che va per la maggiore in questo periodo a Roma, leggermente alta ma croccante, molto ben riuscito, compresa la cottura, peccato un uso della materia prima per i condimenti non eccelsa.

Lasciamo mano libera anche per il dolce, ci arriva la classica pizza con la nutella con qualche fiocco di panna (un po’ smontata), nella norma,si conferma buona la base ma è un dolce da turisti o teenager.

Da bere purtroppo solo birra alla spina di tipo industriale.

@Marco

Abbiamo speso 22€ il 29/5/2012

La Gallina Bianca 
Via Antonio Rosmini 5

Il Maggiolino

Nella continua ricerca di nuove esperienze ''pizzaiole'', questa settimana, causa una necessità alimentare di una ''compagna di cordata'', si è fatto un salto verso una nuova traiettoria: la celiachia.

D'istinto verrebbe da pensare:
- ma il celiaco dovrebbe dimenticare la pizza;
- se proprio vuole rischiare, dovrebbe cercare un locale ben attrezzato, con le zone lavoro ben separate;
- un locale che abbia la capacità di proporre cose interessanti e non piccoli ripieghi per una sera diversa, ai diretti interessati;
- che, quanto proposto, sia coinvolgente, gradevole, appetibile.

Morale, il celiaco spesso rinuncia ad unirsi agli amici per una pizza. Sbagliato! In zona Viale Marconi, esattamente in Via Alessandro Cruto, c'è ''Il Maggiolino'', segnalato dal sito regionale per la celiachia, che propone pizze in entrambe le versioni (classica e no glutine).

Ci siamo seduti nella veranda, a ridosso della strada, alla ricerca di un minimo di ventilazione per la calda serata e salvo un eccesso di ''sonorità'', per la tanta gente presente, la seduta ed il servizio sono stati di buon livello.

Ricevuti i menù, nelle due proposte, abbiamo fatto le nostre scelte. Abbiamo iniziato con dei frittini (supplì, polpette di melanzane, filetto di baccalà, e crocchette) che, ad eccezione di qualche imperfezione (cottura del riso, consistenza delle crocchette) riconducibile probabilmente all'artigianalità del prodotto, abbiamo trovato buone. Le pizze scelte sono state: Margherita classica, Farfalla (pomodoro, mozzarella, radicchio e bresaola), La vera Margherita (con la mozzarella a fette), Parmigiana e le due senza glutine, Ortolane.


La struttura delle pizze è ''romana'' ed abbiamo riscontrato che con il raffreddarsi non prendeva note elastiche ne si induriva, diventando difficile da masticare, a dire buon impasto ben lievitato. I sapori che più ci hanno convinto sono stati quelli classici della Margherita e della Parmigiana ed assaggiate le no-glutine, si sono rivelate buone nei sapori e nella consistenza.

Per chiudere, abbiamo preso due porzioni di anguria e due dolci, di produzione interna, il tiramisù e la crema di lamponi e cioccolato, che non ci hanno fatto saltare sulla sedia, ma che considerando l'artigianalità e la voglia di mettere in gioco le proprie capacità produttive, abbiamo apprezzato.

Sei birre, acqua e tre caffè a chiudere il conto che è stato di € 120 per sei persone.

Esprimiamo un giudizio più che positivo ed un grazie per la qualità e l'impegno a far bene su una proposta specifica come la celiachia.

@Paolo

Abbiamo speso 20€ il 26/6/2012

Il Maggiolino
Via Alessandro Cruto, 9

venerdì 25 maggio 2012

Ai Gerani da Peppe

Operazione di ringiovanimento, strappo le rughe, mi tolgo un po’ di anni per arrivare a circa 18 .... meglio non fare conti di quanti ne ho tolti e mi immedesimo ! Fatto !

Dove andiamo per stare tutti insieme e spendere poco ? Cosa scegliamo salvaguardando il portafoglio e tenendo come punto fermo la quantità di cibo da ingurgitare ? Si va da “I Gerani da Peppe”, ambiente semplice, apparecchio con la vecchia incerata che nonna usava sul tavolo in cucina, gran caciara nella grande sala con televisori in bella vista che immancabilmente trasmettono la partita.

Menù semplice ed economico, da diciottenni affamati prendiamo come antipasto suppli, filetto di baccalà e fiore di zucca. Serviti su piatti di plastica con salvietta di carta ad accalappiare l’olio in eccesso, il riso del suppli è troppo cotto e la mozzarella non fila, la croccantezza della pastella del fiore e del filetto è ottima, peccato per la qualità del baccalà e l’untuosità eccessiva.


Ora le pizze giganti, siamo venuti qui proprio per quelle, pizze romane da 50 cm di diametro, prendiamo una classica margherita ed una Peppe (tre gusti: funghi porcini, salsicce e funghi , bresaola e rughetta), ebbene si, siamo diciottenni vecchietti ne abbiamo prese due ma siamo in tre.


La materia prima del condimento è di qualità discutibile, l’impasto purtroppo è duro e non è facile finire le pizze per dei falsi diciottenni ... che facciamo non prendiamo il dolce ? Rischiamo che il portafoglio non regga quindi evitiamo una spesa eccessiva e dividiamo un tiramisù, anche questo presentato su piatto di plastica e con forchette di plastica, si si somiglia proprio a quello di nonna.


Da bere birra alla spina Moretti Baffo d’Oro (l’alternativa era la Ceres in bottiglia), ne sono servite una media ed una piccola a testa!

Caffè per sentirci grandi ... anche questo su bicchierino di plastica e vassoio vintage. Usciamo dopo una bella serata caciarona con gli amici, lo stomaco bello pieno e con il portafoglio alleggerito di poco.

Torno in me, abile (speriamo) rompiscatole del gusto, ahime non diciottenne, il posto è molto casareccio, per stomaci che pretendono quantità e che soprattutto vogliono spendere poco !

Mentre uscivamo ci siamo accorti che la maggior parte dei clienti non riesce a finire la pizza ... per molti troppo grandi ... o l’impasto .... 

Forse non era colpa della nostra età, urrah siam pischelli !

@Marco

Abbiamo speso 18€ il 18/1/2012

Ai Gerani da Peppe
Via della Pisana 192

giovedì 17 maggio 2012

Fratelli La Bufala

Le corna sono affari di famiglia e quante più persone nel mondo ne vengono a conoscenza tanto più la famiglia ne sarà lieta! Contraddittorio, direte voi, ma non per tutti, non per i Fratelli La Bufala che hanno esportato il loro emblema, le corna appunto, in giro per l’Italia e il mondo, creando una vera e proprio multinazionale della pizza e ristorazione in generale di stampo campano. New York, Madrid, Barcellona, Londra, Istanbul, Berlino, sono solo alcune delle locations (come si dice adesso) dove le italiche corna si sono ramificate, per non parlare delle maggiori città italiane dove ormai sono così diffuse che chiunque di noi può facilmente toccarle con mano! A Roma sono presenti con quattro risto-pizzerie, scegliamo quella a Ponte Milvio, già il ponte..quello dei lucchetti no, così prima uno può andare a mettere un lucchetto e poi a mangiare dai Fratelli La Bufala.

Arrivato sul posto non posso credere ai miei occhi, ecco dove è finita l’Aquila di Spazio 1999!!! Se state abbondantemente sotto gli anta non potrete capire di che sto parlando ma chi non è proprio di primo pelo riconoscerà nella struttura che ospita la pizzeria l’astronave con la quale il capitano Koenig e il suo equipaggio salpavano dalla base lunare Alpha. Che bello rivederla a Ponte Milvio, vicino a un bel cubone zigzagante di cemento, chissà se dentro c’è pure il capitano. Andiamo a dare un’occhiata.

La sala comandi ci rivela appena entrati forno a legna e cucina a vista come vuole la tendenza del momento e uno spazio per gli ospiti che può essere aperto quando il meteo lo consente, al primo piano si trova un’altra sala con i bagni e al secondo e ultimo piano altra sala con secondo forno a legno, per un totale di circa 300 posti a sedere, sui numeri non c’è che dire di sicuro!

Il personale di bordo ci accoglie con garbo anche se forse qualche tentennamento di troppo non ci permette di optare per il primo piano, un po’ più tranquillo. Cominciamo a sfogliare il menù e subito un dubbio ci attanaglia: non ci sono i fritti a noi tanto cari? Calmi, ci pensa un solerte cameriere a far rientrare il panico che già si stava impossessando di noi. La proposta è un misto di supplì, crocchette e zeppoline che accettiamo in doppia porzione ma non basta, rilanciamo con delle polpettine di bufalo fritte, con salsa al curry, riso e yogurt di bufala. Tutto arriva ben caldo, condizione necessaria ma non sufficiente ad un fritto degno di nota: il supplì, privo all’interno di mozzarella o similare, era una palla di riso scotto al pomodoro, niente di più, le crocchette sono semplici ma un po’ anonime e le zeppoline sfiziose, nella norma. Le polpettine, sebbene siano servite con un buon yogurt di bufala e accessori vari, ci sembrano un po’ banali.


Negli antipasti comunque si trovano parecchi piatti con mozzarella di bufala, forse sarebbe valsa la pena tenerli più in considerazione, sarà per il prossimo giro.

Vesuviana (pomodorini provola olive nere e acciughe), margaritana (pom. mozz. e parmigiana di melanzane), margherita dop e reale (pomodorini mozz. provola ricotta e prosciutto crudo) sono le pizze scelte tra le tante proposte in menù. Ad un primo sguardo si deduce che la cottura non è perfettamente uniforme con alcune zone del cornicione più chiare, l’impasto è più vicino ovviamente allo stile napoletano con un cornicione importante, ben pieno ma non troppo denso, con una buona consistenza che non devia verso subdole derive gommose. La vesuviana e la margaritana hanno, a mio avviso, in quello che dovrebbe essere il punto di forza, il punto di debolezza, già perché, nella prima, le acciughe piccole e rinseccolite hanno un gusto poco incline alla piacevolezza, in più la provola raffreddandosi tende a compattare il tutto, mentre nella seconda le melanzane hanno una punta di amaro di troppo. La margherita dop è un classico ben eseguito, il pomodoro avrebbe bisogno giusto di un po’ di carattere in più. La reale è quella che ci convince di più, gli ingredienti sono adeguati nella quantità e qualità e si mangia con piacere.


I bocconi sono stati intramezzati da birra alla spina di marca commerciale, è un peccato che non ci sia ancora attenzione alle birre artigianali da parte dei fratelli perché i loro numerosi locali in giro per il mondo potrebbero essere un’ottima vetrina per i nostri mastri birrai, ormai bravissimi!

L’imminenza dell’estate ci consiglia dopo un già abbondante introito di calorie di non eccedere, così ci limitiamo. Due dolci da dividere, una ricottina di bufala che ci viene servita con delle salse fresche di spremitura dal top commerciale (ne avremmo fatto volentieri a meno), e una cheese cake che raggiunge giusto la sufficienza a traghettarmi al caffè.

Per concludere penso che i Fratelli La Bufala siano una realtà complessa governata da poche menti, ma gestita da moltissime mani che ovviamente faranno la differenza da una sede all’altra. Magari quindi ci si incontra con i fratelli da qualche altra parte!

@Dario 

Abbiamo speso 27€ il 3/5/2012

Fratelli La Bufala 
Viale Tor di Quinto 35

lunedì 23 aprile 2012

Le casette di campagna

C’era una volta…una casetta di campagna…essì, il nome della pizzeria di questa settimana evoca la letteratura infantile e, se avete una schiera di pargoli ribelli o anche soltanto uno e pacato, vale la pena di provare “la casetta”. Immaginate un’afosa serata romana, tentacoli dall’asfalto, cataste di macchine a disegnare la ztl, puntate a sudovest, appena fuori dalla zona parchimetri, nel bel mezzo della valle dei casali: “le casette di campagna”. Vi riappacificherete col resto del mondo, aiuole e prati curati con maestria, l’immancabile nano da giardino, il mulino ad acqua in moto perpetuo, un parco giochi dove dimenticare per qualche ora i vostri figli, mentre voi godete dei tavoli all’aperto.

Ma, c’è un ma, “Quelli della pizza” hanno deciso di provare “la casetta” in una serata umida, gelida e ventosa, il nostro pargolo è già quasi addormentato, e, tra tutti i pregi di questa struttura, godremo solo del comodo parcheggio custodito. Tutti imbacuccati ci rifugiamo all’interno. Peccato. Peccato perché l’interno non ha lo stesso fascino, arredata e apparecchiata in stile rustico, con grandi vetrate che lasciano ammirare il suggestivo parco, la grande sala ha un numero di tavoli e di ospiti che la rendono troppo rumorosa, quasi al punto di impedire la conversazione a tavola.

Il veloce servizio ci consegna i menù che annunciano prodotti di qualità, “cuoche massaie” preparano “artigianalmente” supplì, crocchette e filetti di baccalà e per la pizza è promesso un impasto a lievitazione lenta e una cottura nei due antichi forni a legna. Bene, bene. Via con gli antipasti, la defezione di uno della squadra, ci permette una divisibilità ancor più favorevole e dell’ampia lista dei fritti proviamo ad assaggiare quanto più possibile!


Supplì e crocchette, dai sapori schietti e dalla panatura grezza e croccante, lasciano supporre che le promesse del menù potranno essere rispettate. I filetti di baccalà foderati da una scrocchiante e sottile panatura contengono un buon merluzzo. Dei “tramezzini dorati ripieni di cicoria e ricotta salata” così come dei “panzerotti ripieni di mortadella e ricotta” ci ha conquistato più la descrizione che la realizzazione, promossi, ma senza lode. 

Ed eccoci alle pizze, motivo principe delle nostre “spedizioni”, il menù elenca una quarantina di proposte, divise tra bianche e rosse, oltre le classiche c’è qualche novità, seppur già sperimentata in altre parti, come la “cacio e pepe” e l’“amatriciana”, che non ci faremo mancare, oltre all’immancabile margherita, metro di paragone delle nostre serate e una pizza “casetta”, vuoi non prendere il piatto che porta il nome del locale?, con verdure cotte a legna, cicorietta e pachino. 



Non farò giri di parole, non me ne vengono, la pizza non era affatto morbida, fragrante e uniforme, come promesso dal menù. No, purtroppo anche la materia prima utilizzata non faceva spiccare alcun pregio, la mozzarella si è “cartonizzata” appena perso calore, l’amatriciana, malgrado non fosse bruciata, sembrava aver sofferto di una prolungata cottura, la salsa era ristretta e la pancetta troppo asciutta; passando alle bianche, la cacio e pepe mancava di quell’umidità che avrebbe mantenuto il cacio cremoso, alla pizza alle verdure un “sei politico”, è stata il salvagente che ha stemperato l’aggressione salina di tutto il resto. 

Fortuna che la lista del bere proponeva, oltre i consueti soft drink e alcune bottiglie di vino, anche qualche etichetta di birra artigianale e ci siamo dissetati, oltre che con parecchia acqua, anche con la “Isaac di Baladin”. 

Azzardiamo un paio di dolci tra i tanti proposti: creme caramel e tiramisù. Corretti, ma dimenticati già al parcheggio. 

Speso 23 euro consolidando la convinzione che, se non si è dei gourmet della pizza, ci si può tornare in una sera d’estate, sperando che, l’indirizzo del locale pieghi più sulla qualità che sui grandi numeri.

@Silvia

Abbiamo speso 23€ il 17/4/2012

Le Casette di Campagna
Via Affogalasino, 40

mercoledì 11 aprile 2012

San Marino

La nuova puntata, del nostro "Roma's Pizza Touring", ci porta a Corso Trieste nel popoloso e popolato omonimo quartiere, ad un passo da Piazza Istria, dove si trova la sede storica della pizzeria San Marino.

Gia dall'esterno, il colpo d'occhio riporta alle strutture ristorative della Roma di una volta, sviluppandosi in lunghezza, con le vetrine illuminate che lasciano vedere la sala con gli avventori seduti, il personale operante ed qualche tavolo all'esterno, sull'ampio marciapiede, a fare da richiamo per chi, in lontananza, cerca riferimenti "mangerecci". Non mi dispiace avvertire il senso rassicurante che mi trasmette il forno a legna, frontale, in entrata, sensazione rafforzata dal sorriso e dalla gentilezza della persona che ci accoglie e ci accompagna al tavolo e che scopriremo si chiama Angelo, un nome una garanzia, visto che durante tutta la serata ci ha regalato sprazzi di simpatia, con le sue risposte alle nostre curiosita' indagative.

La sala e' ampia, nei colori e negli arredi essenziale, anche in questo direi "vecchio stile", il personale si muove sereno nei rapporti con la clientela a segnalare, forse, una presenza di lungo corso nel locale. Su ogni tavolo un foglietto con l'elenco dei piatti, divisi per tipologia, per prendere autonomamente la comanda. Arriva il nostro "Angelo" e dopo qualche domanda tecnica per capire meglio alcune pizze e farci dire le birre a disposizione ordiniamo: suppli preparati con un sugo molto tirato alla maniera delle nostre nonne, crocchette di patate un po tiepide e poco morbide, filetti di baccala' ben sfogliato ma con una pastella forse non esatta nella densita' ed intrisa di olio e fiori di zucca con lo stesso problema ed un formaggio poco filante.

Le pizze sono state, una San Marino (pomodoro, mozzarella, champignon, salsiccia, olive e uovo), una margherita (il fiordilatte si presentava troppo asciutto e dorato), una verdure (buona nella norma), una gorgonzola (mancava della grinta che ci si aspetta da questo formaggio) ed un calzone (ricco e di sostanza da dividere tra più persone e forse con una nota gustativa troppo marcata), tutte le pizze sono in stile basso "romano" e con un impasto un po sapido ed una sensazione finale che legava la bocca (lievitazione non svolta completamente?).




Abbiamo chiuso con una mousse al cioccolato ed una buona torta calda di mele e gelato, birra alla spina e caffè' spendendo 22€ a testa. Considerando le "incertezze" tecniche che possono capitare, la buona accoglienza, il buon servizio e la spesa economica, darei un giudizio positivo alla San Marino.

@Paolo

Abbiamo speso 22€ il 3/4/2012

Pizzeria San Marino
Corso Trieste 163

venerdì 23 marzo 2012

Dai Lazzaroni

Dove si va la prossima settimana ?

Proviamo il nuovo locale di Giancarlo Casa della Gatta Mangiona in società con Massimiliano Ceccarelli dell’ex-pizzeria al taglio “La tomatina”.

Giancarlo Casa ha aperto una nuova pizzeria ?

Si, “Lazzaroni” ha aperto meno di un mese fa in zona Appio–Latino ed anche in questo caso come per la Gatta Mangiona fuori dalla movida romana.

Lazzaroni perché ?
Perché si trova di fronte all’omonima villa Lazzaroni o forse c’e’ una motivazione storica che non conosco… comunque la prossima settimana dai Lazzaroni !

Eccoci di fronte alla pizzeria, il locale è asettico, con illuminazione fredda e grande vetrate. Il forno non è a vista e ci sono disegni di Roma. L’unico dettaglio caratterizzante, che lontanamente ti fa pensare alla Gatta, è una grande lavagna in cui c’e’ scritto: Una pizza fatta con farine Napoletane per portare a Roma la verace Pizza. Una pizza dove morbidezza ed elasticità non fanno mai rima con gommosa e poca cotta. Una pizza che si distingue per l’impasto e concezione da qualsiasi alta pizza romana “scrocchiarella”. La cottura avviene in un minuto a circa 450 °C risultato finale è quella di una pizza soffice, soffiata e leggera.

L’abito non fa il monaco, e se quelli della pizza si facessero influenzare dall’abito, sicuramente, non sarebbero neanche entrati dai Lazzaroni.

Quindi si entra ! Servizio non preparatissimo ma tempestivo ed efficiente, ci viene subito portato il menù. Purtroppo la carta delle birre ancora non è pronta così ci accontentiamo dell’elenco recitato. Più o meno una decina di birre artigianali in bottiglia e 2 birre alla spina. Ma passiamo alle pizze, dopo una lunga discussione su cosa prendere ecco che siamo pronti ad ordinare ma soprattutto affamati e curiosi.


Come al solito si parte con i fritti ed iniziamo subito con la specialità della casa le frittatite di pasta, una semplice che ci lascia un po’ perplessi perché troppo piatta nei sapori e l’altra piccante all’ndujia che non ci lascia perplessi anzi ci fa innamorare. Suppli gricia e classico, nel primo Giancarlo, sappiamo che è lui direttamente l’artefice di queste meraviglie ha calcato poco la mano con il pecorino e il pepe, mentre il secondo è veramente lodevole. Il fiore di zucca un po’ troppo unto mentre il filetto di baccalà ben fatto.

Passiamo alle pizze, la tensione si alza. Arriva la margherita semplice (pomodoro, fiordilatte, basilico e parmigiano) buona, profumata. Il fiordilatte (da notare non la mozzarella disidratata) è a cubetti e non stracciata, come si fa a Napoli e grazie alla cottura veloce non rilascia liquidi.


Ortolana (pomodoro, fiordilatte, melanzane e peperoni, zucchine), la mia preferita, la melanzana con la giusta consistenza, le zucchine saltate in padella fino a metà cottura e poi ultimata direttamente sulla pizza e i peperoni cotti alla griglia. Bilanciata, profumata, perfetta.
Scozzese (patate, salmone scozzese, prezzemolo e fiordilatte), questa l’abbiamo presa un po’ per provocazione e un po’ per uscire dagli schemi… ed invece con grande sorpresa ci ha entusiasmati tanto che qualcuno l’ha eletta come preferita.

Verdure e Salsiccia (broccoletti e salsiccia) qui ci ha deluso un po’ il condimento, scontato? Senza grinta ? Oppure eravamo troppo entusiasti dalle prime ?

Infine, la carbonara (fiordilatte, guanciale, uovo, pecorino e pepe). Arriva la schiacciata una pizza chiusa, appena ne prendi un boccone è un esplosione di sapori. Il condimento è tutto concentrato nella parte centrale ma l’aroma si diffonde in tutta la pizza. Molto buona, ma forse, per i miei gusti, un sapore troppo deciso di uovo. Personalmente non sarei riuscita a mangiarne una intera.


Infine un elogio all’impasto di tutte le pizze che era veramente soffice soffiato e leggero come decanta la lavagna.

Passiamo i dolci, anche qui indecisione ma alla fine Silva decision maker ha sentenziato: gelato al pistacchio di Pizzo Calabro, giudizio da sorvolare, torta della nonna (crema e pinoli) anche questa da sorvolare ed infine una eccezionale mousse al cioccolato fondente, con buona consistenza, aroma di cioccolato fondente intenso.

Non si viene dai Lazzaroni per i dolci ma sicuramente per la pizza che non smentisce le aspettative degli affezionati fan delle pizze di Giancarlo e Massimiliano.

@Rita

Abbiamo speso 25€ il 19/3/2012

Dai Lazzaroni
Via Tommaso Fortifiocca, 70

martedì 13 marzo 2012

La Maremma

Una pizzeria che ci ha fatto discutere, chi forse ci tornerebbe, chi no, chi aspetta il conto per decidere ... chi cerca di evidenziare i lati positivi, ma la recensione è mia e quindi decido io ;-) !

La maremma si trova in una zona piena zeppa di locali, per di più di fronte ad un cinema e quindi dove non è difficile trovare la clientela. L’ambiente è semplice con tavoli di legno apparecchiati con tovagliette di carta, niente odori sgradevoli, niente rumore assordante, insomma l’ambiente pur senza una sua anima aiuta le chiacchiere tra amici.

Arriva il cameriere con tanto di lavagna in mano, ebbene si, quella che si espone fuori sul tre piedi e ci declama i piatti del giorno indicandoli sul lavagnone .... questa ancora non l’avevamo mai vista! Prendiamo come al solito qualche fritto, supplì, crocchè napoletane (crocchette di patate e provola) e fiori di zucca.


Il supplì è corretto o come si dice a Roma “senza infamia e senza lode”, buona la crocchetta di patate anche se un pò sbilanciata sulla provola che sovrasta quasi completamente la patata, mentre il fiore di zucca aveva uno forte spunto acido che ci ha insospettito.

Passiamo alle pizze, si può scegliere la versione bassa “romana” o la versione alta “napoletana” ma in questo secondo caso con un sovraprezzo di 1€. Eccole: margherita (bassa), vegetariana (bassa), contadina (alta, pomodoro, fiordilatte, broccoli e salsiccia ) e pachino la vendetta (alta, pomodoro, pachino, mozzarella di Bufala a crudo e basilico).


La margherita non si lascia ricordare, mentre la vegetariana ha uno strano insieme di “vegetali” (come li hanno definiti sul menù), broccoli, spinaci, melanzane, fette di pomodoro a crudo e rughetta. Uno strano insieme che qualitativamente non ci ha soddisfatto.
Passiamo a quelle alte, la “pachino la vendetta” è la migliore delle quattro grazie alla mozzarella di bufala a crudo stracciata, i pachino abbastanza dolci, gradevole. La contadina tiene compagnia alla margherita, anonima.

In generale l’impasto della versione alta ci soddisfa più di quella bassa, tutte hanno un eccesso di sapidità e la materia prima del condimento è sicuramente da migliorare ... a partire da un timidissimo pomodoro.

Da bere birra industriale alla spina e idem in bottiglia, per dolce pastiera napoletana e babà ... caffè ... il conto please !

Vi lasciamo con una domanda: perchè una pizzeria di nome “La Maremma” imposta il proprio menù su specialità napoletane? .... ed una foto di un dettaglio del menù.


@Marco

Abbiamo speso 23€ il 12/3/2012

La Maremma
Via Bergamo 18

mercoledì 7 marzo 2012

Meid in Nepols

In una serata che fa ben sperare si possano mettere definitivamente da parte moonboot e colbacco, ci si incontra a pochi passi dalla stazione Termini dalla parte di via Castro Pretorio a visitare una pizzeria ristorante che già dall’insegna lascia poco spazio all’immaginazione. Il nome Meid in Nepols infatti svela con largo anticipo l’arte culinaria che ci accingiamo a sperimentare naturalmente ristretta, nel nostro caso, all’ambito della pizza.

All’esterno una panchetta sul marciapiede per i fumatori o per le persone in attesa della pizza a portar via; varcata la porta d’ingresso, in evidenza immediatamente il forno a legna e la cucina separata da una vetrata che però non è sufficiente a contenere del tutto l’odore di fritto che ci farà compagnia per tutta la serata. Veniamo fatti accomodare nella sala al piano rialzato (sembra che ci sia un piacere sadico dei ristoratori nel dare alle persone con passeggino sempre tavoli nei piani alti, nonostante le prenotazioni largamente anticipate e serate tranquille). L’ambiente, con le pareti interamente rivestite dagli antichi biscotti romani a vista, ha uno stile rustico, ma elegante con molta attenzione ai particolari, molto belli anche gli alti soffitti a volte.

La soluzione scelta dal personale non è propriamente adeguata alle nostre esigenze e con la loro rassegnata benevolenza rivoluzioniamo un po’ i posti assegnati. Bene!!! Adesso sì che siamo pronti per il giro di consultazioni. Alla fine il menù concordato è il seguente:

Antipasti: fiori di zucca alla sorrentina, mozzarella in carozza e fritto misto all’italiana con verdure fritte assortite, supplì e timballo di pasta alla napoletana.

Pizze: margherita, meid in nepols light (mozzarella di bufala dop, zucchine e melanzane grigliate e basilico), “votantonio” (pomodoro, mozzarella, parmigiana di melanzane e basilico), “Totò” (cornicione ripieno di ricotta fresca, pomodoro, mozzarella, parmigiano e basilico) e salsiccia e friarelli.

Un filo rosso che lega un po’ tutti i fritti è la sensazione che abbiano assorbito un po’ troppo olio in cottura forse dovuto ad una non perfetta temperatura dell’olio che non sigilla correttamente la parte esterna. Detto ciò bisogna ammettere che i fiori di zucca (ripieni di ricotta) sono conditi in modo generoso e con una ricotta di buona qualità; la mozzarella è più che in carrozza, in autobus essendo posizionata tra due fette di pane che sminuiscono il ruolo da protagonista della mozzarella, ma è sicuramente una bella porzione; le verdure fritte sono gradevoli così come il timballo di pasta (bucatini); giusto il supplì ha diviso un po’ le opinioni su chi lo ha ritenuto corretto con una panatura croccante e chi ha avvertito una fastidiosa nota di glutammato monosodico (in breve il dado).



Grande lavoro quindi affidato alla birra per rimettere il nostro palato nelle migliori condizioni, prima dell’arrivo delle pizze anche se la scelta in questo caso è veramente molto limitata. Possiamo contare solo su alcune bottiglie di marche molto commerciali e su due birre alla spina: Nastro azzurro e una Riegele che nessuno di noi conosceva e che ci viene detto essere 9 gradi; optiamo per quest’ultime ma nessuno di noi ha notato questa gradazione.

Le pizze arrivano tutte tranne la Totò per qualche disguido, ma non ha troppa importanza, per un bel po’ abbiamo da fare. A prima vista tutte sembrano cotte quasi al limite minimo (c’è però da dire che al sottoscritto piacciono con i cornicioni ben bruciacchiati) e in modo non uniforme (c’e sempre una parte più cotta e una meno). Lo stile è ovviamente quello napoletano quindi un cornicione importante, una consistenza dell’impasto molto elastica che avrebbe richiesto dei coltelli più aggressivi. La Margherita si presenta bene ed effettivamente a parte la consistenza della mozzarella leggermente granulosa, non è affatto male. Sulla “votantonio” direi giusto che mi aspettavo qualcosa di più dalle melanzane (chissà come mai non sono fritte come si conviene ad una parmigiana). La meid in nepols light presenta ancora lo stesso punto debole della precedente: nonostante sia ben condita, le melanzane sono leggermente crude per lo spessore in cui sono tagliate. Salsiccia e friarelli a mio giudizio si sarebbe guadagnata il podio se non fosse per questa salsiccia tagliata a fettine che la fa assomigliare più a un salame cotto, notevoli invece i friarelli, ben cotti, abbondanti e pepati al punto giusto.


Nel frattempo è arrivata la Totò e probabilmente la fretta di rimediare al disguido ce la consegna veramente un po’ troppo pallida, scopriremo dopo che non è solo una questione d’immagine ma, vuoi anche per il cornicione imponente ripieno di ricotta, in alcuni punti l’impasto all’interno è crudo. A parte questo disguido occasionale, l’abbiamo trovata comunque un’ottima idea, la ricotta nel cornicione è un buon elemento di alleggerimento della struttura e di arricchimento del gusto.


Per i dolci non potevamo fare a meno di scegliere quelli meid in nepols e cioè pastiera e caprese. Tutti e due sono risultati molto gradevoli e ben eseguiti, la pastiera con ingredienti freschi e di qualità sembrava appena fatta e altrettanto interessante la caprese non troppo carica.

Senza dubbio un bel ristorante pizzeria, magari con qualche lacuna facilmente risolvibile, che offre un buon servizio, con una strada ancora in salita ….ma la cima non è poi così lontana.
Dimenticavo che purtroppo l’odore di frittura ce lo siamo portati fino a casa e non è stato di certo un gradito ricordo, speriamo che sia stato solo un problema occasionale!

@Dario

Abbiamo speso 24€ il 28/2/2012

Meid in Nepols
Via Varese 54

mercoledì 29 febbraio 2012

Antica Schiacciata Romana

Martedì grasso. Per mettere fine alle libagioni carnevalesche abbiamo scelto “L’antica schiacciata romana”.
Monteverde nuovo, a metà strada (topografica) tra due pizzerie capitoline d’eccellenza; per trovare parcheggio ci vuole un po’ di fortuna o un po’ di pazienza o un po’ di fiato, meglio se tutti e tre. Trasgredendo al codice della strada potete lasciare l’auto in doppia fila nella piazzetta di fronte e comunicarlo all’ingresso, sembra che il quartiere accondiscenda senza troppi rimbrotti.

Malgrado la serata godereccia la prenotazione è rispettata, siamo in prima serata, ma vox populi mormora che il risultato non sempre sia così scientifico.

Il locale arredato con semplicità, risulta gradevole e accogliente, colori chiari e pietra naturale sulle pareti, tre sale non troppo grandi, tavoli ravvicinati ma senza superare il livello di guardia, l’insieme crea un’atmosfera di allegra convivialità. Questo l’impatto iniziale, a fine serata, con il locale pieno, i decibel sono però in sovrannumero.

I menù sono accompagnati da un prosecco di benvenuto, oltre alle pizze, ops “schiacciate” in questo caso, la lista propone sfizi fritti, salumi e/o formaggi, dalla selezione abbastanza ricercata serviti con schiacciata bianca, e insalate.
Iniziamo con tre tipi diversi di “sfizi”, ogni porzione è suggerita per due persone, ma l’appetito…e il martedì grasso, esageriamo e ordiniamo: “caliente”, “simpatico” e “goloso”.
Arrivano presto in tavola, ciascun piatto contiene tre coppie di piccole crocchette/fagottino dalle forme sospettamente perfette, mancava, a mio avviso, l’irrinunciabile imperfezione dell’artigianalità, con combinazioni varie di verdure, salumi, formaggi e risotti.


La panatura è molto presente e dagli ingredienti ci saremmo aspettati in qualche caso molto, molto di più, altri invece, per contenuto e fantasia, si distinguono dalla piattezza dei fritti industrial/surgelati nei quali spesso si inciampa.

Procediamo con le “schiacciate”, delle quali un’enorme lavagna racconta la storia fin dall’antica Roma, il cui impasto è ottenuto da un mix di farine, soia, lievito naturale, maturato e ventilato oltre 48 ore, e di cui vengono lodate le caratteristiche di digeribilità. Le schiacciate sono suddivise in 4 aree, contraddistinte da un colore a seconda che presentino o meno, e in contemporanea, la mozzarella e/o la salsa di pomodoro.

Proviamo a pescare da ciascun colore, ma tutte ci tentano, comprese le varianti stagionali. Opteremo per:
- Carciofo alla romana, mozzarella e gorgonzola
- Bottarga con mozzarella, melanzane, capperi, olive nere e tritato doppio di olio, acciughe, aglio e prezzemolo
- Ortolana, mozzarella, melanzane, zucchine e peperoni grigliati
- Valdaostana, patate, porcini, provola affumicata e speck
- Salsa di pomodoro con bufala, una margherita insomma (che sarebbe stato troppo semplice chiamare così a detta del cameriere, che, va aggiunto, si è dimostrato preparato, cordiale e, seppur presente, mai invadente)


Eccole che escono dal grande forno in fondo alla sala, ah no, non è il forno, è solo il passavivande dalla cucina, il forno non si vede, ma crediamo a quanto scritto e lo sospettiamo a legna. Sfilano verso di noi, sono ovali e per una volta sarà facile dividerle in parti uguali, tagliamo per 6, uno spicchio per Mattia, che presto dovrà darci il suo contributo, ha cominciato lo svezzamento e con sguardo più che curioso ci osserva vivisezionare queste forme colorate.

Già dall’aspetto si nota come l’impasto la faccia da padrone, ne gradisco molto spessore e ruvidità. Maggiormente equilibrate quelle con un maggior numero di ingredienti, proprio per bilanciare questo impasto di personalità.
In generale i condimenti li avrei preferiti con un grado di “umidità” più elevato, ma questo a voler essere proprio pignoli, siamo ben sopra il livello di discutibilità…è che ci piace essere dei rompiscatole!
Una mia delusione, ma personale: la margherita. Ribadisco il mio pregiudizio per la bufala sulla margherita, rimane scollegata dal resto e se non si è generosi con la salsa di pomodoro, e in questo caso è così, il risultato è opinabile.
Null’altro da aggiungere, la schiacciata o “pinsa” è promossa, migliorabile il livello di alcuni ingredienti, ma per il resto, promossa.

Se grasso dev’essere questo martedì, ci concediamo anche qualcosa di dolce. Dell’ampia scelta, proviamo crema catalana e tiramisù all’arancia, troppo cotto l’uno e aromatico l’altro. Avremmo forse dovuto seguire i consigli del cameriere che suggeriva meraviglie al cioccolato?

Una nota sulle bevande, alla spina la piemontese Menabrea nelle versioni chiara, ambrata e strong doppio malto e una piccola carta dei vini, anche a bicchiere.

A mio avviso i 25 euro sono ben spesi. Ci tornerò…è sotto casa!

@Silvia

Abbiamo speso 25€ il 21 Febbraio 2012

Antica Schiacciata Romana
Via Folco Portinari, 36

martedì 14 febbraio 2012

RossoPomodoro

Questa settimana, la nostra "missione pizzaiola" ci ha portato verso una scelta nuova, la sede di una catena di pizzerie, Rossopomodoro, una attività legata ad un colosso della risto/pizzeria, che ha impostato il suo lavoro e la sua immagine, sul proporre la tradizione gastronomica partenopea (in primis la pizza) con grande attenzione e rispetto della qualità dei prodotti (tutti di provenienza campana), cercando di mantenere una sorta di artigianalità delle materie prime (no industrializzazione) e personale possibilmente di origine campana o preparato ai contenuti aziendali. 

 
Inoltre sul menù, che presenta delle varianti stagionali, si trovano piatti preparati con prodotti dei 'Presidi Slow Food', a sottolineare la volontà di proporre qualità e riscattare il pensiero comune del mangiare globalizzato nelle catene di ristorazione.
Si è scelta la sede romana di Colli Portuensi e all'arrivo, il personale di sala ci accoglie con garbo, aprendoci la porta e accompagnandoci al tavolo. La sala è abbastanza ampia e ben illuminata, i colori dei muri sono pastello ed arricchiti su un lato da un grande quadro astratto con tanti colori, dall'altro da ripiani per la bottiglieria. Sul fondo un grande forno a legna con ampia zona lavoro (indice dell'attenzione data al tema pizza) e una cucina parzialmente a vista. Ci sono inserimenti di composizioni di legno a definire l'ambiente nella sua sensazione di calore e accoglienza. I tavoli sono ben distanziati (positivo non voler speculare sui posti disponibili) e la seduta è comoda.
Ci portano il menù, dove troviamo proposte di cucina, sfizi, pizze, dolci e vini campani.
Scegliamo, per partire, due tielle napoletane, fritti misti composti di pizzette con pomodoro e basilico, panzerotti di patate, frittatine di maccheroni e paccarotti di ricotta e cicoli, tutto buono con la sensazione grassa del fritto nella norma ed in equilibrio con la nota acidula (formaggio fresco o buccia di agrume?) di alcune componenti, più' netta nelle polpettine di melanzane che riempivano un croccante cestino di grana.

 
Le pizze scelte sono state: Verace (pomodoro, mozzarella bufala, basilico, olio Dop penisola Sorrentina), Pucarella (pomodoro, provola, basilico, melanzane fritte), Ventura (mozzarella bufala, prosciutto di Parma, grana e rucola), Carmelo (provola affumicata, salciccia e friarielli), Tufanese (mozzarella - erborinato - caciottina - formaggio fuso, tutti di bufala e pecorino bagnolese Presidio Slow Food). 


L'impasto, tipico napoletano, presenta una buona lievitazione ed una elasticità non troppo 'gommosa', una cornice che forse avrebbe avuto bisogno di un qualche secondo di cottura in più per ottenere la consistenza ideale, ma comunque buona e gli ingredienti di qualità. Buone le unioni di sapori, soprattutto per la Verace, la Pucarella e la Carmelo, apprezzabile quella con i formaggi e nella norma la Ventura

I dolci con cui abbiamo terminato sono stati, una torta caprese, ben preparata, accompagnata da un gelato di bufala da cui ci si aspettava di più ed una coppa di chantilly e babà, abbiamo bevuto birre alla spina di grande distribuzione, acqua Lurisia e tre caffè', spendendo € 26 a persona.

@Paolo

Abbiamo speso 26€ il 7 Febbraio 2012

RossoPomodoro
Via dei Colli Portuensi 567

sabato 4 febbraio 2012

Macinanti

Questa volta un salto nel passato, quanto lungo ? Tanto, quasi 15 anni, quando studiavo a Roma e vivevo all’Eur, proprio nella zona de “La pizzeria Macinanti”. E pensare che la pizzeria è li dal 1984 ed io non c’ero mai andata, e dopo tanto tempo eccoci di nuovo per via Cesare Pavese e Elio Vittorini zona residenziale e di aziende tecnologiche. Il parcheggio non ci preoccupa, perché le strade la sera si svuotano dalle macchine dei dipendenti.
Entriamo, il locale è molto elegante e certo non ha l’aria di una pizzeria, i tavoli sono ben distanziati, le tovaglie di stoffa, l’arredo classico e l’atmosfera affatto caciarona…. strano per una pizzeria romana, molto gradevole.

Appena varchiamo la porta con la carrozzina della nostra mascotte, ci accolgono con cortesia e ci assegnano un tavolo nella zona più tranquilla del ristorante, piccola attenzione che nei genitori apprezzano. Intorno a noi ci sono molti tavoli occupati da gente in giacca e cravatta che probabilmente mangia una pizza all’uscita del lavoro prima di tornare a casa o in albergo.
Arrivano i menù, brivido…. una buona carta dei vini e alcune birre artigianali come Baladin, Cittavecchia e 32 ma il prezzo è veramente eccessivo ! Anche la birra alla spina non ci scherza, una media Sixtus della Forst 7.5 euro!

Non ci sono i fritti, ma gli antipasti sono molto interessanti con una selezione di salumi e di prosciutti iberici, mozzarella di bufala, etc. Mangiamo con piacere un antipasto di affettati misti, la bufala, fagioli con tartufo e mini rotolini di pancetta arrosto con aceto balsamico.


Insieme all’antipasto abbiamo ordinato le pizze, dopo un po’ di incertezza, perché ci sono diverse proposte interessanti, abbiamo scelto: margherita, cipolla rossa di tropea e roquefort, broccoletti lardo di colonnata e formaggio di capra ed infine, melanzane alici ricottina e formaggio di capra.
Belle le proposte ed originali gli abbinamenti ma manca un po’ di grinta per i nostri palati esigenti. Ci aspettavano un roquefort più marcato con la cipolla rossa e un più caldo ed avvolgente lardo di colonnata che abbracciava i broccoletti. L’impasto né troppo sottile come quello romano né troppo importante come quello napoletano, una via di mezzo che a nostro avviso manca un po’ di fragranza, forse doveva rimanere qualche istante in più in forno !


Passiamo ai dolci, qui interviene ad aiutarci il proprietario, che ci consiglia di prendere la “vera” panna cotta (quella piemontese senza gelatina) e il cannolo siciliano riempito al momento. Scettici, perché quelli della pizza sono sempre un po’ scettici, assaggiamo la vera panna cotta e ne rimaniamo piacevolmente sorpresi. Buona consistenza, morbida e delicata, buona la salsa di accompagnamento al cioccolato ma non necessaria. Il cannolo ben fatto, la ricotta forse un po’ troppo setacciata tanto da aver perso completamente la sua consistenza, ma il tutto con un buon equilibrio di dolce. Visto il nostro entusiasmo il proprietario ci offre un tortino caldo di mele con crema di zabaione., qui la protagonista è la crema di zabaione, realizzata molto bene con un deciso sapore di uovo.

Se volete una serata tranquilla in una pizzeria accogliente con servizio cortese e gentile, dove potete parlare senza urlare e nessuno vi metterà fretta di liberare il tavolo, questo è il posto giusto… e non dimenticate di assaggiare i dolci ma occhio al conto che è un po’ salato.

@Rita

Abbiamo speso 32€ il 31 gennaio 2012

Macinanti
Via Elio Vittorini 45/47

venerdì 27 gennaio 2012

Remo

Luogo dell’appuntamento è questa volta il cuore di Testaccio, una piazza che dopo un recente lifting è tornata ad essere il punto di riferimento per tutti gli abitanti del quartiere e i frequentatori delle serate testaccine, che dà il meglio di sé nelle ormai rarissime occasioni in cui la squadra capitolina di calcio riesce a conquistare un trofeo, quando sembra di stare al carnevale di Rio. Ci troviamo in piazza S.M. Liberatrice al numero 44 ed è lì che si trova una delle pizzerie più conosciute e frequentate a Roma.

Ritengo doveroso dare subito qualche informazione a quei pochi che ancora non conoscono Remo a Testaccio.
Prima info: da Remo non si prenota, si lascia il nome e si aspetta di essere chiamati (nel nostro caso era martedì alle 20 e abbiamo aspettato solo 10 minuti, immagino sia un po’ diverso il fine settimana).
Seconda info: da Remo non è proprio consigliabile andare se aveste bisogno di un po’ di privacy perché nella migliore delle ipotesi il vostro vicino di sedia sconosciuto vi sta ad una distanza di 20 cm e se siete con un passeggino e relativo occupante allora fatelo ben presente all’ingresso e incrociate le dita.
Terza info: da Remo si mangia velocemente e si va via (il conto non è necessario chiederlo, si accompagna al caffè) e se avete ancora voglia di fare quattro chiacchiere con gli amici ci sono le panchine fuori, in piazza.
Quarta ed ultima info: se avete voglia di mangiare una più che buona pizza romana in un contesto tipicamente romano, verace e genuino, non costruito ad hoc per turisti in cerca di locali “tipici”, allora, almeno una volta, dovete venire da Remo.


Già perché entrando da Remo si ha la sensazione di essere proiettati in una piece teatrale dove ognuno di noi è inconsapevole comparsa e dove i protagonisti (personale tutto), inconsapevoli anch’essi , mettono in scena ogni sera una commedia dell’arte, recitando a braccio, ma su un canovaccio ormai ben collaudato.
L’uomo all’ingresso ci fa cenno che tocca a noi, ci accomodiamo al nostro tavolo e lì troviamo il foglietto-menù (senza i prezzi che invece sono scritti su una cartellone attaccato al muro in una posizione quasi impossibile) dove scrivere le nostre scelte, passerà subito dopo un solerte cameriere a raccogliere il tutto e in un tempo record arrivano i nostri fritti.


La nostra sensazione è che i fritti vengano preparati periodicamente in gran quantità, visto il notevole flusso di ordinazioni, e così può capitare che se siete fortunati vi arrivano appena cotti o sennò vi potrebbero arrivare non proprio caldissimi: è questa la ragione che ci siamo dati quando abbiamo appurato che i nostri supplì erano tiepidi e nel tavolo accanto qualche minuto dopo caldi e fumanti. Messa da parte le nostre velleità investigative c’è comunque da dire che i chicchi di riso del supplì erano spezzettati e con molti pezzi crudi tanto da avvertire una piccola sensazione granulosa in bocca; le crocchette, quelle che hanno risentito maggiormente del raffreddamento, avevano il condimento interno ridotto, appena tiepido, staccato dalla crosta e quindi poco appetibile; per il resto erano buoni sia il filetto di baccalà che il fiore di zucca, peccando un po’ di untuosità.

Le pizze da noi scelte sono: margherita, con le verdure e Remo (funghi, melanzane e salsiccia). Lo stile è ovviamente quello romano, quindi una pizza sottile e croccante, un po’ bruciacchiata, ben stesa, tiene molto bene anche quando diventa tiepida, senza ammosciarsi. La margherita risulta un classico di riferimento (nello stile ovviamente), nella pizza con le verdure queste sono cotte bene con una certa attenzione alla tradizione (cicorie ripassate in padella al peperoncino) e in giusta quantità e così anche nella pizza Remo, nella norma senza particolare picchi gusto qualitativi.


Per quanto riguarda i dolci la scelta è caduta sul tiramisù e la crostata di ricotta e visciole, entrambi sufficienti per chiudere la cena e portare a casa un buon ricordo della serata. Il conto sembra un po’ elevato se consideriamo la basicità del tavolo e del servizio, ma siamo pur sempre in una pizzeria storica in uno dei luoghi più belli di Testaccio.

@Dario

Abbiamo speso 17€  il 19 Gennaio 2012

Remo a Testaccio
Piazza Santa Maria Liberatrice 44

giovedì 19 gennaio 2012

Margarì

Dopo gli inevitabili eccessi culinari natalizi forse qualcuno avrebbe optato per un breve periodo di relax e defaticamento per il  proprio stomaco ma non  “quelli della pizza”, gente seria che non cede alle tentazioni di minestrine e passati di verdura ricostituenti. La scelta della pizzeria è toccata oggi a “quella” che ha trascorso le sue vacanze nel deserto tunisino, quindi non sappiamo se sia maturata a seguito di una lunga esposizione al sole del deserto o a punture di scorpioni velenosi o durante l’uso di sostanze molto diffuse in quelle regioni.  In realtà la scelta è oculata in quanto ci mancava fino adesso la visita a quella che considero fondamentalmente una pizzeria di quartiere (siamo al Pigneto) nella sua accezione positiva, come luogo d’incontro prima ancora che pizzeria, dove si respira quasi un’aria familiare anche se è la prima volta che ci metti piede. Le tovaglie quadrettate rosse sono la quadratura del cerchio, rassicuranti e d’atmosfera (forse qualcuno dovrebbe fare una ricerca: storia e origini del quadrettato in pizzeria). Purtroppo piccoli malanni di stagione e una fresca serata hanno consigliato alla nostra giovane mascotte di non abbandonare il tepore casalingo e quindi assenza giustificata anche per la mamma

Fonte immagine sito web www.margari.it

La nostra mission non conosce ostacoli e così tra, chi arriva tardi perché si è perso (io), chi per motivi di lavoro e chi nell’attesa sorseggia birra e antibiotici, il tavolo si compone e si mette mano al menù.

In prima pagina troviamo una breve spiegazione riguardo al disciplinare della pizza doc napoletana con i relativi ingredienti e una piccola dissertazione sulle loro proprietà benefiche. Ne deduciamo una certa affiliazione alla causa, sposata con tre pizze d.o.c. (marinara, margherita, e margherita al filetto di pomodoro).

Ma andiamo per ordine: tra i fritti scegliamo il classico supplì, fiori di zucca, filetti di baccalà e zeppoline, tutti di propria produzione. Le preparazioni sono nel complesso buone, anche se qualche piccola pecca si avverte nell’impasto delle zeppoline (forse non lievitato bene), nel rapporto tra pastella e condimento, nettamente a favore della prima (sia nel fiore che nel baccalà), e in una punta di sapidità di troppo nel baccalà.


In questi casi non si finisce mai di essere grati a chi ha inventato la birra che nel mio caso è una moretti baffo d’oro alla spina, ma ci sono anche una rossa e una weiss. E qualche bottiglia di marche commerciali. C’è anche una carta dei vini che ad esser sincero non ci è stata proposta, né abbiamo pensato di chiedere.

Ristabilito il nostro tasso ottimale di olio nel fegato, siamo più tranquilli e rilassati ma non fino al punto di non avvertire una eccessiva attesa per le pizze, dovuta secondo me, non a una lentezza fisiologica del servizio, ma ad un eccesso di rilassatezza, tipico di chi è  abituato a lavorare quasi sempre sui grandi numeri  a velocità sostenute e va a rilento invece quando la serata è calma e decisamente poco affollata.

Finalmente, dal forno a legna, arrivano le nostre pizze: una vegetariana, una margherita classica, una principe di salina e una salsiccia e friarelli.


Lo stile è quello napoletano con un cornicione alto e soffice anche se l’impasto un po’ troppo elastico ha creato un po’ di difficoltà alle nostre mandibole, che pure sono ben allenate! I condimenti sono nella norma per qualità e quantità (solo un po’ parchi con il pomodoro).  Corretta la margherita; la vegetariana secondo me avrebbe gradito sposarsi con un po’ di pomodoro; interessante la principe di salina con pomodoro, fior di latte, olive, capperi , pomodorini, basilico e menta, equilibrata al punto giusto;  per finire una buona salsiccia (tagliata a fettine!?!) e friarelli.

Arrivati ai dolci purtroppo la scelta era limitata per quella sera al solo salame di cioccolato casalingo e ne abbiamo preso una porzione.  scelta era limitata per quella sera al solo salame di cioccolato casalingo e ne abbiamo preso una porzione. Discreto il salame ma un po’ discutibile la panna di accompagnamento (quasi completamente smontata).

Il locale che contiene più di un centinaio di coperti, presenta anche un dehor coperto da un pergolato, utilizzato nel periodo estivo. In conclusione la proposta appare interessante,  è infatti  già molto nota e apprezzata dai frequentatori della zona, ma forse una maggiore attenzione a qualche particolare convincerebbe gli amanti della pizza napoletana ad inserirla nella lista dei preferiti giustificandone così anche lunghe trasferte.

@Dario

Abbiamo speso 22€ il 10 Gennaio 2012

Pizzeria Margarì
Via Vincenzo Coronelli 30

mercoledì 11 gennaio 2012

La Gatta Mangiona

Eccoci ad affrontare la recensione della Gatta Mangiona, lontana dalla movida romana ma  riferimento storico e qualitativo delle pizzerie romane. Scrivere la recensione della Gatta non è semplice, perchè essendo un abituè di questo locale, c’è il rischio di essere troppo severa o di manica larga.... ma proviamoci! Cominciando a parlare di chi,  tanto tempo fa, ha deciso di sfatare la diceria che a Roma la pizza è cattiva perchè realizzata con materie di scarsa qualità. Queste due persone sono Giancarlo Casa e Sergio Natali, compagni di scuola nel 1973 e compagni di avventura dopo il liceo, quando decidono di aprire La Gatta Mangiona. 

Fonte immagine sito web www.lagattamangiona.com

La Gatta è  un locale con un centinaio di coperti, con tovaglie a quadri e pareti con tinta pastello,  l’atmosfera è vivace e accogliente,  ci sono molte famiglie oltre che coppie e gruppi di amici e  non mancano, come premesso, le materie prima di qualità…. ma non varcate la doppia porta e vetri della pizzeria se prima non avete prenotato, mangiare alla gatta è molto difficile senza prenotazione.

Appena ci mettiamo seduti, arrivano i menù ma subito l’occhio cade sulla lavagna delle proposte  stagionali che cambiano mensilmente, quelle con gli abbinamenti un po’ più particolari o tematici, come la pizza di Natale (pomodoro, pomodori datterini, anguilla affumicata, pecorino di fossa e menta romana).  C’e’ l’imbarazzo della scelta, ma le ragazze, tutte giovanissime e professionali  hanno pazienza e non ci mettono fretta.  La calma è fondamentale perché oltre alle pizze c’è una lunga carta dellle birre da consultare… e qui l’imbarazzo della scelta è grande visto che dobbiamo decidere tra 70 etichette. Dimenticavo oltre le 70 birre in bottiglia ci sono anche tre birre alla spina di buona qualità !

Finalmente ordiniamo e partiamo con un mix di fritti, fiori di zucca, calzoncelli con fiordilatte, verdura ripassata, uvetta, pinoli e acciughe, i  suppli del giorno con pomodorini datterini, bufala e basilico per terminare con un piattino di carciofi fritti. Tutto ben realizzato, con una nota di merito al suppli del giorno, ottimo anche se ero un po’  scettica sui pomodorini datterino fuori stagione.

Ed ora passiamo alla pizza tanto attesa, iniziamo con la classica margherita semplice pomodoro e fiordilatte (da non confondere con la margherita classica che ha il parmigiano o con la margherita con bufala) sempre ottima e ben equilibrata. Ortolana con pomodoro fiordilatte, zucchine, melanzane, peperoni e provola affumicata, la pizza era divisa in macro spicchi e ognuno conteneva una sola verdura, scelta comprensibile ma dal mio punto di vista non condivisibile perchè ogni spicchio è  mono ingrediente. Terza pizza assaggiata radicchio e gorgonzola piccante con fiordilatte, qui Giancarlo e Sergio hanno scelto un gorgonzola che andasse bene a tutti i palati perché molto delicato, forze anche troppo. Infine la pizza del giorno con lo sgombro affumicato, buona, l’audace abbinamento è ben riuscito.

Per finire i dolci al cucchiaio, abbiamo preso una crema alla vaniglia con vino cotto e la torta del giorno carote e mandorle, entrambi ben realizzati. Certamente non sono i dolci a convincere a tornare alla gatta, ma i suoi fritti asciutti, l’impasto della pizza leggero e croccante frutto di una lunga lievitazione (72 ore) e il servizio professionale e cortese senza dimenticare i due proprietari Giancarlo e Sergio che con il loro entusiasmo ti guidano nella scelta. Ah….buona anche la selezione di Rum e Whisky !

Si conferma riferimento delle pizzerie romane.

@Rita

PS Scusateci per la mancanza delle fotografie, eravamo troppo concentrati sulle pizze ... rimedieremo !

Abbiamo speso 25€ il 20 Dicembre 2011

La Gatta Mangiona
Via F. Ozanm 30/32